Nel febbraio 2022 durante la settimana della moda di Milano, la casa di moda Gucci ha presentato la collezione Gucci Exclusive, tra cui figuravano una serie di nuovi capi nati dalla collaborazione con il brand Adidas. Tra questi, c’era anche l’ombrello diventato virale in Cina.
La produzione della griffe fiorentina si è fregiata del logo a strisce per un’innovativa reinterpretazione del prodotto: l’ombrello in questione non è, infatti, idrorepellente ed è più che altro un parasole.
Il fatto che l’ombrello si bagni completamente quando viene utilizzato sotto la pioggia ha fatto scattare numerosissime polemiche da parte dei netizens cinesi sui social Xiaohongshu e Weibo, dove l’hashtag Gucci雨伞不防水 ha superato le 140 milioni di visualizzazioni.
Si è discusso molto in Cina, ragionando sullo scivolone commerciale commesso da Gucci: gli affezionati del brand, infatti, sono convinti che la produzione e la commercializzazione di un prodotto non utilizzabile siano stati il risultato di una scelta non ponderata. Le discussioni online sono state molteplici e hanno portato diversi consumatori a rivalutare la brand reputation della casa di moda.
Il vero problema, però, ricade nella comunicazione più che nella logica produttiva e commerciale del prodotto in sé.
Nella lingua italiana, infatti, l’ombrello viene definito, citando il Treccani, come “arnese usato per ripararsi dalla pioggia o anche dal sole” e, di conseguenza, è lecito e più che corretto che l’ombrello sia stato chiamato tale, nonostante sia più che altro un parasole.
Nella lingua cinese, invece, la parola ombrello porta intrinsecamente con sé il significato di pioggia. Ombrello in cinese è 雨伞 yusan, dove 雨 yu sta per pioggia e 伞 san sta per ombrello. Quando il prodotto è stato introdotto nel mercato cinese è stato presentato proprio come 雨伞 yusan, ombrello per la pioggia e non parasole, sviluppando così nei consumatori l’idea che fosse il perfetto alleato nelle giornate di pioggia.
Il malcontento dei consumatori cinesi nasce quindi da un errore di comunicazione, da un ingrippo linguistico, da una traduzione non accurata della tipologia di prodotto.
Introdurre prodotti nel mercato cinese necessita non solo di una traduzione del nome e della scheda tecnica, di una buona strategia comunicativa e commerciale, ma anche di una profonda comprensione culturale e linguistica relativa al prodotto nel territorio di destinazione, così da evitare il malcontento dei consumatori cinesi, ormai sempre più consapevoli, sempre più attenti alle proprie scelte di acquisto e, soprattutto, sempre più esigenti.